La mia Mauritius!

E’ un semplice mercoledì sera romano quando il mio volo abbandona la capitale per scendere a sud dell’equatore. Le gentilissime hostess della Turkish Airlines mi accompagnano nel mio sogno immediato, come sempre durante i viaggi in aereo, mi abbandono per risvegliarmi miglia e miglia dopo.

Mauritius è il mio risveglio.

Arrivato all’ Aeroporto Internazionale Sir Seewoosagur Ramgoolam insieme al mio gruppo di agenti di viaggio Hotelplan di tutta Italia, veniamo accolti nel miglior modo si possa desiderare. I corrispondenti locali di Coquille Bonheur ci attendono con corone di fiori, musica dal vivo e cocktail di benvenuto.

L’impatto di ritrovarsi dall’altra parte del mondo è subito importante. La temperatura è gradevolissima, nonostante sia appena iniziato l’inverno in questi primi giorni di Giugno, siamo sempre tra i 24 e i 29 gradi, una pacchia!!!.

Il primo albergo che ci ospita è La Pirogue Resort & Spa situato in zona ovest nel litorale di Flic en Flac, tra i più conosciuti di tutta l’isola.

L’ambiente è meraviglioso, le camere tutte quante in bungalow sulla spiaggia rendono ancora più magico ciò che i miei occhi vedono alle sei del pomeriggio. Un tramonto di una bellezza mai apprezzata. Il sole che cade tra le onde della barriera corallina si colora di sfumature uniche nel mondo, la tranquillità dell’acqua cristallina che giunge sul bagnasciuga rende il momento raro.

La spiaggia di Flic en Flac si estende per molti chilometri, protetta dalla barriera come tutta l’isola, così mi spiega il mio amico Denis, che ci accompagna per la nostra avventura.

La cena che troviamo in albergo è un sogno quasi quanto il tramonto. Tra pesce cotto direttamente in griglia sulla spiaggia, Noodles fatti all’istante e tagli di carne di tutti i tipi, la scelta è forse la cosa più difficile da fare in questo angolo di paradiso.

Chi raggiunge il borgo di Chamarel per ammirare la ‘terra dei sette colori’ rimane stregato di fronte alle diverse variazioni cromatiche – dal viola al rosso – che caratterizzano queste dune ondulate. Sembra magia, ma c’è una spiegazione scientifica: il fenomeno è il risultato di un processo di raffreddamento incostante delle rocce laviche. Sul sentiero delle sette terre una fragile cascata precipita per oltre 95 metri in un unico salto.

In viaggio dal sud dell’isola per raggiungere la capitale Port Louis si passa attraverso una serie di villaggi tipici, fra case in lamiera, fermate degli autobus senza cartelli di riferimento e baracche in legno. All’altezza di Rivière Noire il paesaggio cambia: eleganti ville sul mare di espatriati sudafricani che hanno deciso di stabilirsi in una delle zone più belle dell’isola, incrementando lo sviluppo edilizio. Ma non si sono limitati a questo: i sudafricani non vedono di buon occhio i mauriziani, così hanno costruito dei muri in cemento sulla spiaggia delle loro ville per delimitare il loro spazio ed evitare che qualche mauriziano potesse passare sulla ‘loro’ spiaggia. I muri vennero poi fatti abbattere dal governo.

La superstrada a due corsie è il segnale che siamo vicini alla capitale. Port Louis è una città dalla doppia anima: fra timidi grattacieli ed eleganti palazzi che ospitano banche e uffici, ancora si conserva vivo il mercato centrale, dove donne avvolte nei sari fanno la spesa fra colori, bizzarre specie di frutta e verdura, profumi di spezie particolari.

pochi passi da un tempio hindu spunta una chiesa cattolica, e nel villaggio accanto l’autoparlante della moschea diffonde la preghiera del muezzin. A Mauritius, modello di integrazione razziale e religiosa, la maggioranza hindu e le minoranze musulmana e cattolica convivono pacificamente sotto lo stesso cielo. Si tratta di una piccola comunità molto unita, dove il rispetto per gli altri e la tolleranza sono radicati in tutti gli strati sociali. Gli abitanti conservano un forte senso di coesione nazionale a partire dalla lingua: non l’inglese, che è quella ufficiale, ma il creolo, la lingua madre.

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